Pasqua 2013: Venerdì Santo a Pietraperzia.
Ogni giorno cerchiamo di fornirvi delle informazioni su luoghi, eventi e manifestazioni che solitamente sfuggono alla conoscenza del turismo di massa. Quei posticini caratteristici ma poco noti che forniscono un ritorno alla Sicilia vera, quella delle tradizioni e delle forti credenze. Ebbene oggi vogliamo parlarvi di uno degli eventi più coinvolgenti e particolari dell’entroterra siciliano: la processione de Lu Signuri di li fasci di Pietraperzia, un piccolo paesino in provincia di Enna.
Ogni anno qui, infatti, in occasione del Venerdì Santo, si tiene una manifestazione religiosa che coinvolge l’intera collettività e che si mantiene intatta e immutata nel tempo. Questa manifestazione fa risalire le sue origini al XIV secolo e da allora le modalità di celebrazione si sono sempre mantenute le stesse.
Il Venerdì Santo per i pietrini è un giorno di festa, interamente dedicato ai preparativi per i festeggiamenti della sera. Intorno alle tre del pomeriggio il crocifisso viene portato in processione dalla Chiesa del Carmine fino alla Chiesa Madre, per poi tornare indietro per le cinque affinché inizi la vestizione in occasione della processione serale. Nella piazzetta all’esterno della chiesa viene posta la “vara”, realizzata nel 1989 dal falegname Salvatore Vitale, e su di essa viene montata una trave verticale in cima alla quale saranno posizionati il cerchio per le fasce, il mondo e, al di sopra di tutto, “U Signuruzzu”, che verrà posto sul fercolo intorno alle otto della sera. La vera processione inizia alle 20:30 dalla piazza che si trova ell’esterno della Chiesa del Carmine al grido di “Pietà e Misericordia Signuri”. La vara sarà trasportata per le vie del paese da 80 portatori. Ogni anno al cerchio del fercolo vengono attaccate circa 200 fasce (ognuna lunga 33 metri e larga 40 centimetri) che, piegate a metà, saranno annodate ai polsi di 400 fedeli che tengono a manifestare la loro devozione anche attraverso il pagamento di una generosa donazione.
La processione è un’occasione che genera subito nei visitatori un senso di unione e di coinvolgimento. I pietrini alla fine della celebrazione si ritrovano più uniti di prima dall’orgoglio e la soddisfazione di aver partecipato a un evento unico, in cui ogni possessore di fascia si muove all’unisono e in armonia con gli altri, trasformando il fercolo e le quasi 500 fasce in una montagna, quella del Golgota, che si muove al di sopra della folla, trasformandosi continuamente in ampiezza ed estensione e adattandosi alle stradine dell’itinerario. Un’occasione mistica e commovente in cui i pietrini diventano un’entità unica che si fa largo per i vicoli della città, un’entità composta non solo dagli anziani, ma anche dai giovani, che portano nel cuore questa credenza e che in occasione della settimana santa fanno ritorno al paesello, per festeggiare con gli amici e i familiari.
Così il Venerdì Santo diventa un rito della comunità in cui a vincere è la speranza da parte degli anziani di trasmettere la loro identità e il loro patrimonio culturale, esito di una storia durata millenni, ai giovani che sapranno custodirne i segreti, i valori e le credenze.
Articolo a cura di Cristina Randazzo.