Agrigento, la Valle dei Templi, Porto Empedocle
La città di Agrigento fu definita da Pìndaro “la più bella fra quelle abitate dai mortali”. Fu fondata nel VI secolo a.C. da coloni greci che le diedero il nome di Akragas. Di tale periodo conserva uno dei più grandi tesori dell’architettura greca, templi dorici che si stagliano sui verdi colli ricoperti di mandorli e ulivi della Valle dei Templi, dichiarata nel 1999 patrimonio dell’UNESCO. Ebbe il nome romano di Agrigentum dal 210 a.C., la denominazione araba di Kerkent nell’828 d.C., fu chiamata Girgenti dai Borboni, fino alla versione definitiva di Agrigento del 1927.
Le rovine e i templi greci della valle, i mosaici romani del quartiere ellenistico-romano, gli affreschi medievali delle chiese del centro storico, le sculture in pietra e in legno della cattedrale normanna di S. Gerlando, la tradizione folkloristica e quella gastronomica testimoniano le diverse dominazioni sulla città.
Il clima della città è primaverile ed il cielo color turchese durante tutto l’anno. Tra dicembre e febbraio inizia nella valle la fioritura dei mandorli che rende ancor più splendido un panorama già di incomparabile bellezza. E nel mese di febbraio, proprio in occasione dell’esplosione della natura, Agrigento diventa capitale del folklore internazionale con la “Sagra del mandorlo in Fiore“, in cui da oltre mezzo secolo si fondono armoniosamente storia, folklore ed arte. Un importante evento dell’estate agrigentina è il recente Blues and Wine Soul Festival, qualificato come il più grande evento eno-musicale dell’area mediterranea: un’occasione in più, per molti turisti stranieri, di approfondire la conoscenza del patrimonio monumentale, naturalistico e gastronomico della città stessa e dei suoi dintorni. Dal 1979 viene ogni anno attribuito il premio internazionale “Efebo d’Oro” al regista di quello che viene ritenuto il miglior film, della produzione mondiale, ispirato da un’opera narrativa. Agrigento e la sua provincia annoverano nomi della tradizione filosofica e letteraria mondiale come quello di Empedocle, di Luigi Pirandello, di Leonardo Sciascia e Salvatore Quasimodo.
Numerosi sono i siti di interesse naturalistico: riserve naturali marine e nell’entroterra, reperti archeologici subacquei, i vulcanelli di Macalube nell’aragonese, l’isola Ferdinandea (un’isola vulcanica a largo delle coste di Sciacca emersa nel mese di luglio del 1831 repentinamente sommersa dopo alcuni mesi), le bianche scogliere della Scala dei Turchi (località così chiamata perché usata dai saraceni per approdare sulla costa e razziare i villaggi del luogo) e le straordinarie spiaggette e baie che possono essere apprezzate in minicrociere locali organizzate tutti i giorni nel periodo estivo.
La tradizione enogastronomica agrigentina conta una vastità di produzione che vanno dalle arance di Ribera alla pesca bianca di Bivona e all’Uva Italia di Canicattì, dalle olive e dall’olio di Burgio e Caltabellotta ai formaggi di Santo Stefano di Quisquina e Cammarata fino ai più rinomati vini.
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