Teatro Massimo: storia e mistero del monumento simbolo di Palermo
Teatro Massimo: la storia
Sorto nel 1897 dopo oltre vent’anni di costruzione, il Teatro Massimo è senza dubbio uno dei simboli di Palermo. Nel capoluogo siciliano, com’è noto, non mancano di certo monumenti storici di grande valore a caratterizzare la città: il Massimo, però, sembra avere ben pochi concorrenti.
La realizzazione dell’opera partì nel 1864 grazie all’architetto Giovanni Battista Filippo Basile ma venne ultimata dal figlio Ernesto. Con i suoi 7730 metri quadrati di grandezza, il Teatro Massimo è ad oggi il teatro lirico più grande d’Italia e il terzo in Europa.
Oltre alla maestosità dell’edificio, il Teatro Massimo si contraddistingue per la sua bellezza architettonica tipica del neoclassicismo, nonché arricchita dalla ripetizione di diversi elementi, tra i quali colonne, archi e finestre.
Avvolto dal fascino neoclassico, l’edificio risulta essere il monumento più fotografato dai turisti, i quali, volontariamente o no, salvano sul proprio apparecchio una celebre epigrafe che ha del misterioso.
Teatro Massimo: l’epigrafe misteriosa
L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto, ove non miri a preparar l’avvenire
C’è chi la attribuisce a Francesco Paolo Perez (sindaco di Palermo fra il 1876 e il 1878), c’è chi sostiene sia stata partorita dal giurista Camillo Finocchiaro Aprile: la celebre epigrafe sul frontone del Teatro Massimo, dopo oltre 100 anni, rimane orfana. Il mistero che avvolge questa citazione ha suscitato l’interesse di tanti studiosi e intellettuali fin dalla data della sua inaugurazione.
Oltre ai già citati, la frase viene spesso affiancata ad altri importanti nomi, alcuni anche molto improbabili (se non impossibili). Uno spettatore abituale, negli anni ’70, ha affermato che la citazione fosse da attribuire allo stesso architetto Basile (padre). Le fondamenta di questa ipotesi erano praticamente nulle, per cui l’affermazione non fu nemmeno presa in considerazione.
Tra gli altri, anche Luigi Pirandello e Andrea Camilleri furono annoverati fra i possibili autori della citazione: sul primo non sussiste alcuna prova, mentre Camilleri nel 1897 non era nemmeno nato.
Sebbene anche lo storico Rosario La Duca ha provato a fare chiarezza sull’evento, ancora oggi non si è trovato un epilogo. Il mistero continuerà ad affascinare i turisti e a stuzzicare i più curiosi. In fin dei conti, forse, è meglio così.