Tindari
Posta in una bella posizione sulla sommità del capo omonimo, di fronte al Golfo di Patti, la colonia greca Tyndaris, fondata da Dioniso di Siracusa, vista dall’alto sembra un grande drago addormentato con, posato sulla testa, il Santuario. Visibile fin da lontano, ospita la “Madonna di Tindari”, una Vergine nera bizantina con bambino, dal misterioso fascino che si dice proveniente dalla Siria o dall’Egitto in epoca iconoclastica.Da secoli indicata, con riferimento al Cantico dei Cantici, come Nigra sum per l’incarnato bruno del volto, è oggetto di venerazione non solo per comunione di fede, ma anche per i suoi valori etici ed estetici.
Sotto il santuario ci sono i laghetti di Marinello, la cui nascita è legata alla leggenda di una bambina, che caduta dall’alto a causa della miscredenza della madre nei confronti della Vergine venne miracolosamente salvata dall’improvviso ritiro delle acque. Da quel momento uno dei due laghi assunse la forma di una donna velata nella quale la gente riconobbe la Madonna del Santuario.
Nel sito archeologico si trovano i resti della città antica: sono stati ritrovati pregevoli mosaici, ceramiche e diverse sculture ora custodite nel museo di Tindari e a Palermo. Dagli scavi è possibile individuare la struttura urbanistica dell’antico centro abitato, tipicamente a scacchiera con tre decumani principali intersecati da strade secondarie, i cardini. Ad un’estremità di uno dei decumani si trovava il teatro, di struttura greca ma di probabile ristrutturazione romana, oggi sede di rappresentazioni teatrali e concerti; mentre all’altra estremità l’agorà, nella cui zona più elevata, in cui ora si trova il Santuario, doveva risiedere l’acropoli. Sono tuttora visibili anche i resti delle mura di cinta edificate probabilmente in contemporanea con la fondazione della città, e poi ricostruite nel III secolo a.c. probabilmente dai bizantini. Interessante anche la Basilica, edificio di due piani in arenaria risalente con ogni probabilità al IV secolo, quindi di origine romana.
Celeberrima è la poesia di Salvatore Quasimodo che porta il nome di questo splendido luogo siciliano, “Vento a Tindari“.