Festa di Sant’Agata 2013 a Catania
Poche sono le celebrazioni religiose che possono pensare di surclassare la festa di Sant’Agata a Catania per spettacolarità, intensità, devozione e numero di fedeli e curiosi che vi prendono parte. Senza dubbio, infatti, è in assoluto una delle feste patronali più belle del mondo, paragonabile facilmente al Corpus Domini di Cuzco (in Perù) o alla Settimana Santa di Siviglia. Più di un milione di persone si radunano nell’incantevole città di Catania che ogni anno, per tre giorni, si ferma e prende una pausa da tutto ciò che quotidianamente la attraversa, per dedicarsi interamente alla sua santa patrona. Dal 3 al 5 febbraio 2013 avrete quindi la possibilità di assistere a questo evento sensazionale.
Il primo giorno è dedicato all’offerta di candele: nel rispetto della tradizione, esse dovrebbero corrispondere in altezza e peso alla persona che le porta in dono. Undici candelore, magnificenti candele votive che rappresentano corporazioni e mestieri, vengono portate in processione insieme alle carrozze del Settecento che appartenevano al Senato governante. Le più importanti autorità civili e religiose partecipano al giro della fornace della Cattedrale della città ed alla raccolta della cera. Alla fine di questo giorno, in piazza Duomo si svolge uno spettacolo mozzafiato di fuochi artificiali, che ricordano non solo il martirio della santa ma anche il suo ruolo di guardiana dell’Etna.
Il 4 febbraio è indubbiamente il giorno più atteso ed emozionante: il secondo giorno, infatti, la Santa incontra il popolo. Fin dalle prime luci del mattino, nonostante il freddo, i “cittadini”, indossando il “sacco” e sventolando fazzoletti bianchi, si riversano per le vie del centro storico di Catania: il sacco è un abito votivo, un camice di colore bianco lungo fino alla caviglia e legato in vita da un cordino, completato da un berretto nero e da guanti bianchi: così nel 1126 i catanesi erano vestiti, mentre correvano incontro alle reliquie, che ritornavano da Costantinopoli per essere restituite alla città. La Cattedrale viene aperta con le tre diverse chiavi in possesso del tesoriere, del priore e del cerimoniere: ed ecco apparire il busto della santa, sorridente e scintillante di pregiatissime decorazioni e pietre preziose. Il busto viene portato su un fercolo d’argento, ricoperto da un drappo di velluto rosso che simboleggia il martirio, e salutato dal Vescovo con la Messa dell’Aurora; a questo punto, tra il tripudio della folla e gli spari a festa, lo scrigno che contiene le reliquie è caricato sul fercolo insieme ai ceri e finalmente portato in processione per le vie della città.
La processione dura tutto il giorno, attraversando tutti i luoghi e le zone che rappresentano parte della storia della santa; è notte fonda quando lo scrigno torna nella cattedrale. Si tratta di un fercolo incredibilmente pesante: arriva ai 30 quintali di peso quando caricato di scrigno e ceri votivi, e gli uomini che lo sostengono sono tra i quattro e i cinquemila.
Il 5 febbraio è l’ultimo giorno di celebrazioni. Sul fercolo si sostituiscono i garofani rossi, simbolo del martirio, con quelli bianchi, simbolo di purezza. Nella cattedrale si celebra il pontificale al mattino; al tramonto, una nuova processione parte per il centro storico, ancora una volta gremito di persone. Particolarmente impressionante è il momento in cui il fercolo passa per San Giuliano: la discesa particolarmente ripida è un vero e proprio pericolo visti il peso e l’imponenza. Per questo motivo, questo momento viene visto come un ostacolo, il cui superamento positivo o negativo sarà considerato buono o cattivo auspicio per il nuovo anno. E’ ancora notte fonda, sta per sorgere l’alba del sei gennaio, ed ecco arrivare il fercolo nella splendida via Crociferi al grido di “Viva Sant’Agata!”; cala il silenzio e si leva il canto angelico delle monache di clausura, la cui origine è persa nei secoli. I fuochi d’artificio illuminano infine la notte scura, concludendo la celebrazione e salutando Sant’Agata, che viene riportata nella sua stanza con un arrivederci alla festa del 17 agosto.
La cucina
In questo periodo di festa così intenso ed amato dagli abitanti di Catania, naturalmente non possono mancare alcuni dolci preparati appositamente per questa occasione:
le Cassatelle di Sant’Agata, dette anche “minni di sant’Aita”, che fanno riferimento al martirio della santa, durante il quale, per convincerla ad abiurare, le furono strappate le mammelle. Sono piccole cassate: pan di spagna imbevuto di rosolio e farcito con la ricotta dolce con gocce di cioccolato e canditi, e all’esterno ricoperto di glassa bianca e con una ciliegia candita;
le Olivette di Sant’Agata, che ricordano l’episodio della sua vita in cui, inseguita, si fermò a riposare nei pressi del palazzo pretorio e comparve dal nulla un ulivo, sotto il quale potè ripararsi, rifocillandosi anche con i suoi frutti. Si tratta di dolci realizzati con pasta di mandorle, ricoperti di zucchero e di colore verde, oppure, in una variante, di cioccolato.
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