La Palermo “TIPO” dei palermitani: dolci, dolcetti e dolciumi
Innanzi tutto sfatiamo i soliti luoghi comuni: Palermo una città pericola!
Per quanto riguarda il pericolo o il crimine, ce n’è tanto quanto si trova in ogni altra grande metropoli… quindi signore esagerate nel tener strette a voi le borse, quasi come se fossero oggetti d’amore! Se proprio dovete abbracciare qualcosa, fatelo almeno coi vostri compagni e le borse… a tracolla andranno benissimo, almeno noi palermitane solitamente facciamo così!
Potrebbe, invece essere più temerario cimentarsi nell’attraversamento delle strada… se c’è una cosa in cui sicuramente non eccelliamo, quella è senz’altro la guida sicura; il problema è che per noi palermitani la colpa è sempre degli altri… per cui non saremo mai noi a non avervi visto sulle strisce pedonali, ma voi sulle strisce pedonali sbagliate! Un consiglio: decisione, niente titubanze, fate capire al guidatore chi comanda e magari cercate il semaforo più vicino a voi!!!!
Palermo è si una città con non pochi problemi, ma è anche una città piena di meraviglie e se volete conoscerla, assaporarla e amarla, basterà solo un po’ di sana prudenza e tanta voglia di scoprire!
Allora, dopo le raccomandazioni di routine ecco a voi un piccolo vademecum sulla nostra Palermo “TIPO”, i nostri luoghi, i nostri cibi, i nostri monumenti…. insomma il nostro modo di vivere da palermitani doc!
Se volete confondervi con gli “autoctoni”, appena usciti dal vostro Hotel, c’è una cosa che dovete immediatamente imparare a fare camminare per mangiare! Per il vero palermitano non si può solo camminare, la passeggiata ha sempre un fine, una sorta di premio: mangiare una precisa cosa, in un preciso posto, in una precisa ora. Il nostro cervello è strutturato sin dalla nascita in maniera tale da organizzare ogni impegno e ogni svago secondo un segreto codice genetico che ci consente di unificare il camminare appunto con il mangiare. Recandosi a lavoro o per negozi bisogna sostare al Caffè… perché al mattino con un dolcino e il giornale tutto assume un altro aspetto. Certo prima, ai tempi d’oro, quelli della Belle Epoque, Palermo era piena di storici Bar, luoghi di ritrovo per la nobiltà in cui commentare, osservare, in cui insomma sapere tutto ciò che c’era da sapere… oggi purtroppo ne sopravvivono pochi, pochissimi (lo storico bar Mazzara, in via Generale Magliocco), ma in compenso ce ne sono molti altri in cui potrebbe essere piacevole assaporare un buon caffè, godersi una bella giornata di sole e ammirare tutti quegli scorci favolosi che la nostra città regala ad ogni minimo sguardo. Per esempio se vi trovate dalle parti di Piazza S. Domenico, dopo aver visitato il meraviglioso Pantheon, egregio esempio di barocco palermitano – il nostro è diverso da tutti gli altri – potreste recarvi nella gelateria che fa angolo con via Roma, una delle principali arterie cittadine e anche via dello shopping, lì potrete gustare un tipico gelato al gusto di Scorsonera (cioè Gelsomino) e Cannella e a pancia piena continuare a passeggiare per scoprire poco più avanti, alle spalle della chiesa, il famoso oratorio serpottiano del Rosario, la Chiesa di S. Maria in Valverde, la Chiesa di S. Cita col suo oratorio e ancora la Chiesa di S. Giorgio dei Genovesi. Se invece preferite gustare un buon gelato con vista mare, allora dal Mandamento Castellammare vi dovrete spostare in quello dei Tribunali (meglio conosciuto come La Marina). La città di Palermo almeno sino all’Ottocento era infatti divisa in quattro Mandamenti o Cantoni, cioè quartieri, da due arterie stradali (la via marmorea, oggi Corso Vittorio Emanuele e via Maqueda) che si incrociavano e ancora si incrociano nei famosi Quattro Canti di Città, una meravigliosa Piazza definita “Il teatro del Sole”, perché in questo luogo il sole non tramonta mai, ma cambia sempre prospettiva regalando ogni volta una scena diversa, nuova e inaspettata. Percorrendo il lungomare della marina (Foro italico) all’estremo sud del quartiere, ecco la via dove poco più di un secolo fa, tra bastoni e ombrellini all’ultima moda francese, si potevano ammirare nobili passeggiare nelle loro carrozze e un continuo andirivieni di giovani, amanti, principi, nobildonne, tutti affaccendati in chiacchiere, riverenze e sguardi furtivi memori di amori segreti o semplicemente di ottimi matrimoni; lì lungo le cosiddette “Mura delle cattive”, un’alta terrazza affacciata sul mare, da dove le vedove (in dialetto Cattive) andando avanti e indietro, potevano – solo dall’alto, sia chiaro – ammirare lo sconveniente spettacolo cittadino e magari fantasticare su un nuovo amore; lì anche voi potrete assaporare un po’ di quest’aria “d’altri tempi” seduti nella storica gelateria Ilardo, immersi tra le ombrose fronde di antichi alberi.
Se al gelato preferite un dolce tipico… allora c’è solo l’imbarazzo della scelta… noi siamo dei veri pasticceri, altamente specializzati, esperti come nessun altro in tutto il resto della Sicilia. Cannoli e cassate sono famosi in tutto il mondo anche se non tutti sanno che la vera cassata – quella araba intendo – è al forno, mentre quella più conosciuta – quella a spicchi verdi e bianchi e con la frutta candita sopra, per intenderci – nasce solo nel ‘600 e per caso da un fortunato mix di ingredienti che avanzavano a un pasticcere! Ma le specialità non finiscono certo qui, da quasi un cinquantennio, si è pian piano imposta un’altra specialità la 7 Veli di Capello. Cappello è il pasticcere e la pasticceria che detiene, diciamo così, il “brevetto originale”, la vera, sola, unica e inimitabile è la sua… 7strati di diverse goduriose creme al cioccolato su base di croccante… un vero peccato di gola, di cui si può gustare anche la variante al pistacchio! La storica pasticceria si trova a poca distanza dalla cinquecentesca Porta Nuova, ingresso alla parte alta della città, nucleo originario della Paleopoli, dove è possibile ammirare nella parte a occidente (Mandamento del Palazzo Reale) il Castello dei Normanni con al suo interno la Capella Palatina e Villa Bonanno, mentre nel lato a oriente (Mandamento del Monte di Pietà) La Cattedrale e il Palazzo Arcivescovile. Tutta questa zona a destra e a sinistra di corso Vittorio Emanuele (prima e più importante arteria cittadina) è conosciuta come Il Cassaro (dall’arabo al-Quasir), strada più bella della città da percorrere rigorosamente col naso all’insù per poter meglio ammirare la bellezza dei palazzi nobiliari che la caratterizzano e le splendide piazze che l’arricchiscono di scorci unici.
Da provare anche la “Patata” (pan di spagna e conserva) e la “Castagna con panna” (una cialda di cioccolato fondente che racchiude un cuore di confettura) e il “Trionfo di gola” (solo per i più coraggiosi) della pasticceria Fratelli Magrì (via Carini), nel centro delle nuova Palermo… quella edificata alla fine dell’Ottocento che fa del Teatro Politeama e del Teatro Massimo il fulcro del suo splendore, da godersi percorrendo tutto il viale della Libertà, coi suoi palazzi e sue ville e perché no anche i suoi negozi.
Ma se venite a Palermo non potete non gustare la tipica frutta di Martorana, variante del marzapane, lavorato a forma di vari frutti. Ideate dalle più rinomate pasticcere locali… le monache di clausura della Monastero benedettino della Martorana (dal nome della nobile famiglia che nel 1194 ne volle la fondazione e da cui prende nome l’attigua chiesa) per vox populi in occasione della visita di Carlo V a Palermo nel 1537. Venuto infatti il sovrano a conoscenza del magnifico chiostro ricco di agrumeti ed alberi da frutto che il convento vantava, ne volle assolutamente prendere personalmente visione, ma in estate si sa, gli agrumeti sono spogli di frutto, così per non fare torto al re, le monache escogitarono questi finti frutti… e se il re li avesse assaggiati ? Il piacere sarebbe stato senz’altro doppiamente dolce!
Articolo a cura di Iolanda di Natale
Sono contenta di leggere che i Fratelli Magrì esistono ancora, io da piccola mangiavo solo i vostri dolci ero molto golosa della “patata” della castagna, le cassatine, e i biscotti di sfoglia caramellati era esattamente in via Archimede PA siete bravissimi, spero che facciate ancora questi dolci. Se torno a Palermo farò il pieno. Distinti saluti A. Rosalia ( si potrebbe avere la ricetta della “patata”? grazie